POSEIDONIA
DI PIETRINA ATZORI E ROSARIA STRAFFALACI
Cortometraggio:
Ideato e prodotto da Pietrina Atzori e Rosaria Straffalaci
Migrante: Mixa Fortuna
Costume migrante Pietrina Atzori
Trucco Rosaria Straffalaci.
Riprese video e montaggio Maura Angioi.
Puoi vedere il Teaser di POSEIDONIA qui
Poseidonia è il titolo del Cortometraggio della durata di 11 minuti prodotto in seguito alla performance ideata e costruita a Cagliari dalle artiste Pietrina Atzori (San Sperate) e Rosaria Straffalaci (Assemini) con l’interpretazione della performer Mixa Fortuna (Cagliari) andata in scena domenica 23 Ottobre 2016 alle 7:30 del mattino al mercato di Sant’Elia di Cagliari. Si tratta di un progetto dotato di diverse sfaccettature che vanno dall’aspetto sociale a quello etico-morale passando da quello nutrizionale, toccando delle punte di spiritualità.
La storia. Una profuga agonizzante, viene portata a terra con il peschereccio appena rientrato a terra dopo la battuta di pesca. Lacerata dalle ferite procuratele dal mare e dai morsi dei pesci, si alza in piedi, è gravida. La profuga inizia a dimenarsi, a piangere, a ridere istericamente. Raccoglie detriti portati dal mare che sono davanti a lei. Se li strofina addosso fino a che alcuni di questi diventano parte integrante del suo abbigliamento. Si cinge il capo con una corona di fil di ferro arrugginito. Ha fame per se e per la creatura che porta in grembo. Trova una tazzina di plastica dove era stato consumato un caffè e se ne nutre leccando lo zucchero rimasto sul fondo. Piange, urla, invoca, prega, ride alza le mani al cielo invocando un chissà quale Dio che l’ha messa lì, forse in salvo. A questo punto è di nuovo a terra svenuta. Il pescatore la raccoglie, la carica nel bagagliaio dell’auto insieme al pescatore del giorno e la porta al mercato rionale della domenica di Sant’Elia. La profuga viene dunque adagiata sopra una bancarella del pesce, in vendita al prezzo di € 35,00.
La maggior parte degli spettatori, comuni passanti, sono ignari, non sanno che si tratta di una performance. Le reazioni sono molteplici: paura, pianto, allarmismo, inquietudine, presa di coscienza, ma per lo più emerge, tragicamente, indifferenza mista a incredulità. La profuga immobile sul banco sembra morta, pesci freschi e polpi agonizzanti si muovono e si avvinghiano al suo corpo che in un momento, forse l’ultimo, emette un urlo che scuote l’aria cui seguono alcuni passi che la donna fa verso la ruota dell’auto del pescatore che l’aveva portata fino a lì, raggiunta la quale sviene di nuovo.
I due momenti di Poseidonia sono:
– l’azione performativa svoltasi il 23 Ottobre 2016 nel quartiere Sant’Elia di Cagliari: l’operazione artistica si muove nel dramma dei migranti che attraversano il Mediterraneo, mettendo sotto la lente di ingrandimento la catena alimentare nella quale sono entrati i cadaveri degli sventurati abbandonati negli abissi del Mare nostrum.
– il cortometraggio, ottenuto dalle riprese fatte durante la performance: qui il pubblico diventa il focus di interesse. Vengono registrate le multiple e mute impressioni del pubblico della performance. La distanza ravvicinata con il dramma sembra diventare insostenibile, tanto che, fra se e la migrante moribonda, la maggior parte degli spettatori frappongono il “filtro” di cellulari, macchine fotografiche, riprese video. La distanza ravvicinata con il dramma sembra possa essere neutralizzato dall’impressione delle “pellicole” per tenere lontani da se il troppo dolore ….
Ciò che accade sulle coste del Mediterraneo non può perdersi nel tempo di una performance. Non si può essere indifferenti davanti a tanti uomini, donne e bambini lasciati in fondo al mare.